venerdì 22 marzo 2013


i 20 punti del Movimento 5 Stelle


Ecco i 20 punti del programma di Grillo, esposti come indispensabili nella consultazione avvenuta con Giorgio Napolitano.
1) Reddito di cittadinanza.
2) Misure di rilancio per la piccola e media impresa. 
3) Legge anticorruzione.
4) Informatizzazione e semplificazione dello Stato.
5) Abolizione dei contributi pubblici ai partiti. 
6) Istituzione di un politometro per verificare arricchimenti illeciti dei politici negli ultimi 20 anni.
7) Referendum propositivo e senza quorum. 
8) Referendum sulla permanenza nell'Euro.
9) Obbligo di discussione di ogni legge di iniziativa popolare in Parlamento con voto palese.
10) Una sola rete televisiva pubblica senza pubblicità e indipendente dai partiti.
11) Elezioni diretta dei parlamentari alla Camera e al Senato. 
12) Massimo di due mandati elettivi.
13) Legge sul conflitto d'interessi.
14) Ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica. 
15) Abolizioni dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali.
16) Accesso gratuito alla Rete per cittadinanza.
17) Abolizione dell'Imu sulla prima casa.
18) Non pignorabilità della prima casa. 
19) Eliminazione delle province. 
20) Abolizione Equitalia. 
fonte qui

venerdì 15 marzo 2013

Scadenzario politica M5S

Programma molto vasto mi piacerebbe che in ogni programma oltre a quello che si deve fare indicare anche gli effetti e soprattutto la scadenza


Dal programma di M5S

=Obbiettivo Raggiunto
STATO e CITTADINI

L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica,sovradimensionata, costosa, inefficiente. 
Il Parlamento non rappresenta più i cittadini che non possono scegliere 
il candidato, ma solo il simbolo del partito. La Costituzione non è applicata. I partiti si sono 
sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio. 

  1. • Abolizione delle province    
  2. • Abolizione dei rimborsi elettorali 
  3. • Accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti   
  4. • Abolizione del Lodo Alfano 
  5. • Insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico 
  6. • Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica 
  7. • Eliminazione di ogni privilegio particolare per i parlamentari, tra questi il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo 
  8. • Divieto per i parlamentari di esercitare un’altra professione durante il mandato 
  9. • Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali 
  10. • Divieto di cumulo delle cariche per i parlamentari (esempio: sindaco e deputato) 
  11. • Non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati 
  12. • Partecipazione diretta a ogni incontro pubblico da parte dei cittadini via web, come già avviene per Camera e Senato 
  13. • Abolizione delle Authority e contemporanea introduzione di una vera class action 
  14. • Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum 
  15. • Obbligatorietà della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi di iniziativa popolare 
  16. • Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria 
  17. • Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima delle loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini. 



ENERGIA

Se venisse applicata rigorosamente la legge 10/91, per riscaldare gli edifici si consumerebbero 14 litri 
di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato calpestabile all’anno. In realtà se ne consumano di più. Dal 2002 la legge tedesca, e più di recente la normativa in vigore nella Provincia di Bolzano, fissano a 7 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato calpestabile all’anno il consumo massimo consentito nel riscaldamento ambienti.Meno della metà del consumo medio italianoUtilizzando l’etichettatura in vigore negli elettrodomestici, nella Provincia di Bolzano questo livello 
corrisponde alla classe C, mentre alla classe B corrisponde a un consumo non superiore a 5 litri di gasolio, o metri cubi di metano, e alla classe A un consumo non superiore a 3 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato all’anno. Nel riscaldamento degli ambienti,una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2, anche per evitare le sanzioni economiche previste dal trattato di Kyoto nei confronti dei Paesi inadempienti, deve articolarsi nei seguenti punti: 



  1. • Applicazione immediata della normativa, già prevista dalla legge 10/91 e prescritta dalla direttiva europea 76/93, sulla certificazione energetica degli edifici 
  2. • Definizione della classe C della provincia di Bolzano come livello massimo di consumi per la concessione delle licenze edilizie relative sia alle nuove costruzioni, sia alle ristrutturazioni di edifici esistenti 
  3. • Riduzione di almeno il 10 per cento in cinque anni dei consumi energetici del patrimonio edilizio degli enti pubblici, con sanzioni finanziare per gli inadempienti 
  4. • Agevolazioni sulle anticipazioni bancarie e semplificazioni normative per i contratti di ristrutturazioni energetiche col metodo esco (energy service company), ovvero effettuate a spese di chi le realizza e ripagate dal risparmio economico che se ne ricava 
  5. • Elaborazione di una normativa sul pagamento a consumo dell’energia termica nei condomini, come previsto dalla direttiva europea 76/93 , già applicata da altri Paesi europei. Il rendimento medio delle centrali termoelettriche dell’Enel si attesta intorno al 38%. Lo standard con cui si costruiscono le centrali di nuova generazione, i cicli combinati, è del 55/60%. La co-generazionediffusa di energia elettrica e calore, con utilizzo del calore nel luogo di produzione e trasporto a distanza dell’energia elettrica, consente di utilizzare il potenziale energetico del combustibile fino al 97%. Le inefficienze e gli sprechi attuali nella produzione termoelettrica non sono accettabili né tecnologicamente, né economicamente, né moralmente, sia per gli effetti devastanti sugli ambienti, sia perché accelerano l’esaurimento delle risorse fossili, sia perché comportano un loro accaparramento da parte dei Paesi ricchi a danno dei Paesi poveri. Non è accettabile di per sé togliere il necessario a chi ne ha bisogno, ma se poi si spreca, è inconcepibile. Per accrescere l’offerta di energia elettrica non è necessario costruire nuove centrali , di nessun tipo. La prima cosa da fare è accrescere l’efficienza e ridurre gli sprechi delle centrali esistenti, accrescendo al contempo l’efficienza con cui l’energia prodotta viene utilizzata dalle utenze (lampade, elettrodomestici, condizionatori e macchinari industriali). Solo in seguito, se l’offerta di energia sarà ancora carente, si potrà decidere di costruire nuovi impianti di generazione elettrica. Nella produzione di energia elettrica e termica, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2 anche accrescendo l’offerta, deve articolarsi nei seguenti punti: 
  6. • Potenziamento e riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti 
  7. • Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica con tecnologie che utilizzano le fonti fossili nei modi più efficienti, come la co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, a partire dagli edifici più energivori: ospedali, centri commerciali, industrie con processi che utilizzano calore tecnologico, centri sportivi ecc.
  8. • Estensione della possibilità di riversare in rete e di vendere l’energia elettrica anche agli impianti di micro-cogenerazione di taglia inferiore ai 20 kW 
  9. • Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica estendendo a tutte le fonti rinnovabili e alla micro-cogenerazione diffusa la normativa del conto energia, vincolandola ai kW riversati in rete nelle ore di punta ed escludendo i chilowattora prodotti nelle ore vuote 
  10. • Applicazione rigorosa della normativa prevista dai decreti sui certificati di efficienza energetica,anche in considerazione dell’incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che essi comportano 
  11. • Eliminazione degli incentivi previsti dal CIP6 alla combustione dei rifiuti in base al loro inserimento, privo di fondamento tecnico-scientifico, tra le fonti rinnovabili 
  12. • Legalizzazione e incentivazione della produzione di biocombustibili, vincolando all’incremento della sostanza organica nei suoli le produzioni agricole finalizzate a ciò 
  13. • Incentivazione della produzione distribuita di energia termica con fonti rinnovabili, in particolare le biomasse vergini, in piccoli impianti finalizzati all’autoconsumo, con un controllo rigoroso del legno proveniente da raccolte differenziate ed escludendo dagli incentivi la distribuzione a distanza del calore per la sua inefficienza e il suo impatto ambientale 
  14. • Incentivazione della produzione di biogas dalla fermentazione anaerobica dei rifiuti organici. 



INFORMAZIONE

L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli 
interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi delsingolo. L’informazione quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Il cittadinnon informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano. 

  1. • Cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano
  2. • Eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento delle testate giornalistiche 
  3. • Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10% 
  4. • Le frequenze televisive vanno assegnate attraverso un’asta pubblica ogni cinque anni 
  5. • Abolizione della legge del governo D’Alema che richiede un contributo dell’uno per cento sui ricavi agli assegnatari di frequenze televisive 
  6. • Nessun quotidiano con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato diffuso con proprietà massima del 10% 
  7. • Abolizione dell’Ordine dei giornalisti 
  8. • Vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici 
  9. • Un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale,indipendente dai partiti 
  10. • Abolizione della legge Gasparri 
  11. • Copertura completa dell’ADSL a livello di territorio nazionale 
  12. • Statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia,e l’impegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi ad ogni operatore telefonico 
  13. • Introduzione dei ripetitori Wimax per l’accesso mobile e diffuso alla Rete 
  14. • Eliminazione del canone telefonico per l’allacciamento alla rete fissa 
  15. • Allineamento immediato delle tariffe di connessione a Internet e telefoniche a quelle europee 
  16. • Tetto nazionale massimo del 5% per le società di raccolta pubblicitaria facenti capo a un singolo soggetto economico privato 
  17. • Riduzione del tempo di decorrenza della proprietà intellettuale a 20 anni 
  18. • Abolizione della legge Urbani sul copyright 
  19. • Divieto della partecipazione azionaria da parte delle banche e di enti pubblici o para pubblici a società editoriali 
  20. • Depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in anticipo in via cautelare all’atto della querela) 
  21. √ • Abolizione della legge Pisanu sulla limitazione all’accesso wi fi. 

ECONOMIA
  1. • Introduzione della class action 
  2. • Abolizione delle scatole cinesi in Borsa 
  3. • Abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate 
  4. • Introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate 
  5. • Abolizione della legge Biagi 
  6. • Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno 
  7. • Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale 
  8. • Introdurre la responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una compartecipazione alle eventuali perdite 
  9. • Impedire ai consiglieri di amministrazione di ricoprire alcuna altra carica nella stessa società se questa si è resa responsabile di gravi reati 
  10. • Impedire l’acquisto prevalente a debito di una società (es. Telecom Italia) 
  11. • Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato 
  12. • Abolizione delle stock option 
  13. • Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, ENI, ENEL, Mediaset, Ferrovie dello Stato 
  14. • Allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi europei 
  15. • Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari
  16. • Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni all’Eni) come amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa 
  17. • Favorire le produzioni locali 
  18. • Sostenere le società no profit 
  19. • Sussidio di disoccupazione garantito 
  20. • Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es.distributori di acqua in bottiglia). 

TRASPORTI

  1. • Disincentivo dell’uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane 
  2. • Sviluppo di reti di piste ciclabili protette estese a tutta l’area urbana ed extra urbana 
  3. • Istituzione di spazi condominiali per il parcheggio delle biciclette 
  4. • Istituzione dei parcheggi per le biciclette nelle aree urbane 
  5. • Introduzione di una forte tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo 
  6. • Potenziamento dei mezzi pubblici a uso collettivo e dei mezzi pubblici a uso individuale (carsharing) con motori elettrici alimentati da reti 
  7. √ • Blocco immediato del Ponte sullo Stretto 
  8. • Blocco immediato della Tav in Val di Susa 
  9. • Proibizione di costruzione di nuovi parcheggi nelle aree urbane 
  10. • Sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo 
  11. • Copertura dell’intero Paese con la banda larga 
  12. • Incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro 
  13. • Sistema di collegamenti efficienti tra diverse forme di trasporto pubblici 
  14. • Incentivazione di strutture di accoglienza per uffici dislocati sul territorio collegati a Internet 
  15. • Incentivazione dei mercati locali con produzioni provenienti dal territorio 
  16. • Corsie riservate per i mezzi pubblici nelle aree urbane 
  17. • Piano di mobilità per i disabili obbligatorio a livello comunale. 

 
SALUTE  

L’Italia è uno dei pochi Paesi con un sistema sanitario pubblico ad accesso universali. Due fatti 
però stanno minando alle basi l’universalità e l’omogeneità del Servizio Sanitario Nazionale: la 
devolution, che affida alle Regioni l’assistenza sanitaria e il suo finanziamento e accentua le differenze 
territoriali, e la sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico. Si tende inoltre ad organizzare la Sanità come un’azienda e a far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di salute e di qualità dei servizi.
 
GRATUITÀ DELLE CURE ED EQUITÀ DI ACCESSO 
  1. • Garantire l’accesso alle prestazioni essenziali del Servizio Sanitario Nazionale universale e gratuito 
  2. • Ticket proporzionali al reddito per le prestazioni non essenziali 
  3. • Monitorare e correggere gli effetti della devolution sull’equità d’accesso alla Sanità 
FARMACI 
  1. • Promuovere l’uso di farmaci generici e fuori brevetto, equivalenti e meno costosi rispetto ai farmaci “di marca” (che in Italia costano spesso di più che all’estero) e più sicuri rispetto ai prodotti di recente approvazione 
  2. • Prescrizione medica dei principi attivi invece delle marche delle singole specialità (come avviene ad esempio in Gran Bretagna) 


 
SALUTE  
INFORMAZIONE 
  1. • Programma di educazione sanitaria indipendente pubblico e permanente sul corretto uso dei farmaci, sui loro rischi e benefici 
  2. • Politica sanitaria nazionale di tipo culturale per promuovere stili di vita salutari e scelte di consumo consapevoli per sviluppare l’autogestione della salute (operando sui fattori di rischio e di protezione delle malattie) e l’automedicazione semplice 
  3. • Informare sulla prevenzione primaria (alimentazione sana, attività fisica, astensione dal fumo) e sui limiti della prevenzione secondaria (screening, diagnosi precoce, medicina predittiva), ridimensionandone la portata, perché spesso risponde a logiche commerciali 
  4. • Sistema di misurazione della qualità degli interventi negli ospedali (tassi di successo, mortalità,volume dei casi trattati ecc.) di pubblico dominio 
MEDICI
  1. • Proibire gli incentivi economici agli informatori “SCIENTIFICI” sulle vendite dei farmaci 
  2. • Separare le carriere dei medici pubblici e privati, non consentire a un medico che lavora in strutture pubbliche di Operare nel privato 
  3. • Incentivazione della permanenza dei medici nel pubblico, legandola al merito con tetti massimi alle tariffe richieste in sede privata 
  4. • Criteri di trasparenza e di merito nella promozione dei primari 
ORGANIZZAZIONE 
  1. • Liste di attesa pubbliche e on line 
  2. • Istituzione di centri unici di prenotazione on line 
  3. • Convenzioni con le strutture private rese pubbliche e on line 
  4. • Investire sui consultori familiari 
  5. • Limitare l’influenza dei direttori generali nelle ASL e negli ospedali attraverso la reintroduzione dei consigli di amministrazione 
LOTTA PER IL DOLORE 
  1. • Allineare l’Italia agli altri Paesi europei e alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella lotta al dolore. In particolare per l’uso degli oppiacei (morfina e simili) 
RICERCA 
  1. •Possibilità dell’8 per mille alla ricerca medico-scientifica 
  2. • Finanziare la ricerca indipendente attingendo ai fondi destinati alla ricerca militare 
  3. • Promuovere e finanziare ricerche sugli effetti sulla salute, in particolare legate alle disuguaglianze sociali e all’inquinamento ambientale dando priorità ai ricercatori indipendenti 
  4. • Promuovere la ricerca sulle malattie rare e spesare le cure all’estero in assenza di strutture nazionali 
  5. • Introdurre, sulla base delle raccomandazioni dell’OMS, a livello di Governo centrale e regionale, la valutazione dell’impatto sanitario delle politiche pubbliche, in particolare per i settori dei trasporti, dell’urbanistica, dell’ambiente, del lavoro e dell’educazione 
AMMINISTRATORI PUBBLICI 
  1. • Eliminazione degli inceneritori 
  2. • Introduzione del reato di strage per danni sensibili e diffusi causati dalle politiche locali e nazionali che comportano malattie e decessi nei cittadini nei confronti degli amministratori pubblici (ministri, presidenti di Regione, sindaci, assessori). 

ISTRUZIONE  
  1. • Abolizione della legge Gelmini 
  2. • Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti 
  3. • Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via Internet in formato digitale 
  4. • Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo 
  5. • Abolizione del valore legale dei titoli di studio 
  6. • Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica 
  7. • Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti 
  8. • Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri(obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza) 
  9. • Accesso pubblico via Internet a lle lezioni universitarie 
  10. • Investimenti nella ricerca universitaria 
  11. •Insegnamento a distanza via Internet 
  12. • Integrazione Università/Aziende 
  13.  • Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti 



venerdì 12 ottobre 2012

Finalmente qualcuno altro che la pensa come me

2. REGOLE DA SCRIVERE IN COSTITUZIONE
Scritto da albert.z, il 11-10-2012 18:54
https://www.facebook.com/note.php?note_id=10150595513234241

3. REGOLE DA SCRIVERE IN COSTITUZIONE
Scritto da albert.z, il 11-10-2012 18:53
7) Il Senato dei cittadini avrà 120 membri, estratti a sorte, tra i cittadini che non sono mai stati eletti, e non sono candidati a organi elettivi, con una preparazione culturale di diploma di Scuola media superiore o laurea, età compresa tra 35 anni e 76 anni, con fedina penale pulita e che non posseggono quote di società televisive, o giornali, superiori al 5% e che hanno mandato la richiesta all'Ufficio elettorale del Comune per le opportune verifiche, corredata dai dati e sottoscritta da almeno 30 cittadini. I nomi che ne hanno diritto saranno inviati all'Ufficio elettorale della Regione, che provvederà in presenza di notaio e di un magistrato all'estrazione di un un senatore ogni 500.000 abitanti, più tre di riserva. Il Senato ha il potere di controllare le leggi approvate dalla Camera, dando un primo giudizio di costituzionalità, bocciando leggi che assegnino privilegi ai parlamentari, ed ai politici in genere, o leggi ad personam. Il Senato controllerà che le Regioni siano fatte nel rispetto della Costituzione, non debordino nei loro poteri legislativi e controllerà che gli stipendi dei consiglieri regionali siano inferiori a 4,0 volte lo stipendio di un impiegato di livello minimo, comprese eventuali indennità, mentre gli assessori avranno 4,5 volte e il Presidente di regione non più di 4,7 volte lo stipendio base di un impiegato al livello minimo.

Scritto da albert.z, il 11-10-2012 18:50
Il federalismo all’italiana sta producendo sprechi inenarrabili. Moltiplica e clona su scala locale i guasti “centrali”. Occorre modificare le regole e attuare uno snellimento dell'organizzazione dello Stato.
) Le macroregioni, non devono avere il potere di autossegnarsi del denaro per stipendi, pensioni o benefit, che saranno decisi dal Senato dei cittadini ( vedi n°7) in base al criterio di non superare le 4 volte lo stipendio di un impiegato statale al livello minimo. Le macroregioni devono amministrare alcune cose che per la maggior vicinanza alla gente ed al territorio potrebbero dare migliori risultati che una amministrazione centrale: trasporti locali, gestione sanità locale, strade, scuole. Federalismo, con regole per gli apparati decise dal Parlamento, per evitare che ogni regione decida le sue, creando troppe disparità e spese eccessive: impedire ai vari Consigli Regionali, Provinciali, Comunali, di assegnarsi denaro, sotto qualsiasi voce, di decidere il numero dei consiglieri, degli assessori, impedire di decidere l'istituzione di Enti, di commissioni, di decidere le consulenze, senza aver avuto la preventiva autorizzazione di un organo superiore, come il Senato dei cittadini, o della Corte dei Conti. Non può esserci nessuna assegnazione di denaro ai partiti e ai gruppi, tantomeno ai monogruppi. Ciò che deve essere autonomo è l'amministrazione delle materie di competenza, ma non avranno alcun potere su qualsiasi altra materia. E' tassativo il divieto alle Regioni di avere ambasciate all'estero. Per le loro necessità ci deve pensare l'ambasciata italiana, che potrà mettere a disposizione un ufficio unico per le Regioni. E' fatto divieto agli organi locali di decidere spese per servizi senza avere la copertura finanziaria. Occorre impedire le assunzioni per scopi elettorali mettendo anche dei limiti al numero dei dipendenti obbligando sindaci e dirigenti regionali a rispettare un determinato rapporto tra impiegati e dirigenti, tra dipendenti pubblici e cittadini.

martedì 28 agosto 2012

Vergogna

Prezzi Medi Nazionali Mensili dal 1999 a lug-2012 della BENZINA SENZA PIOMBO

27 agosto 2012

TABELLA con i Prezzi Medi Nazionali Mensili dal 1999 a lug-2012 della BENZINA SENZA PIOMBO

giovedì 31 maggio 2012

LEGGE MANCIA (che cosè?)

LEGGE MANCIA 

11 novembre 2011
Passano gli anni, le crisi si sommano alle crisi, ma lei è sempre lì: l’eterna legge mancia, spuntata ieri persino nel disegno di legge Stabilità con cui Silvio Berlusconi saluta Palazzo Chigi, 150 milioni che i parlamentari potranno spendere sul territorio come gli detta l’uzzolo del momento.
SPIEGARE davvero cos’è, al di là dell’espressione giornalistica, è più complesso: è spesa pubblica improduttiva, soprattutto, e contemporaneamente la plastica rappresentazione della subalternità del Parlamento all’esecutivo. Nella Prima Repubblica, per dire, la legge mancia non c’era: deputati e lobbisti s’arrangiavano da sé, senza chiedere il permesso a nessun ministro, spendendo e spandendo dopo un paio di mesi di estenuanti trattative, blandizie e ricatti, spesso notturni, nei corridoi fumosi del Parlamento. Conoscevano l’arte, loro, di strizzare la Finanziaria fino a farne zampillare fuori soldi per una miriade di favori di collegio, privati o di cricca. Il nuovo millennio, come si sa, è un tempo più ingrato e triste e pure piazzare l’emendamento giusto al momento giusto dentro la legge di bilancio è diventato troppo difficile. Per evitare malumori, però, Giulio Tremonti – eterno pure lui – nel 2003 fece un patto coi suoi affamati parlamentari: voi votate la manovra com’è e io vi lascio qualche centinaio di milioni per farvi gli affari vostri o, volendo, dei vostri elettori. La legge mancia, appunto. Anche il governo di Romano Prodi se ne concesse una al debutto, anche se poi la abolì con la Finanziaria 2008. Ma la legge mancia è rimasta morta solo per un annetto: nel 2009 Silvio Berlusconi e il “rigorista” Tremonti già l’avevano fatta risorgere. Ci si fa di tutto: ponti, strade, chiese, teatri, finanziamenti per società sportive, progetti culturali e scuole. Ne sa qualcosa la signora Manuela Marrone in Bossi, che s’è vista arrivare 800 mila euro per la sua “Bosina”, una scuola privata.
LA LEGGE MANCIA è l’unica funzione davvero imprescindibile di un Parlamento svuotato dalla sua funzione di legislatore dai mille decreti con mille fiducie del governo. Quest’anno, per dire, ce n’era già stata una piccola piccola a marzo, quando era stata distribuita la miseria di due milioni e seicentomila euro (parrocchie, conventi, monasteri e associazioni cattoliche l’avevano fatta da padroni). Adesso però – tra spread, crescita zero, commissariamento internazionale, rischio default – si pensava che non ci sarebbe stato spazio per lasciare pure gli spiccioli ai parlamentari. Grosso errore: ieri alle 18 in punto il relatore del ddl Stabilità in Senato, Massimo Garavaglia, leghista, ha depositato in commissione il suo bell’emendamento. Questo il contenuto: si rifinanzia per 100 milioni nel 2012 e 50 nel 2013 il fondo per “interventi urgenti finalizzati al riequilibrio socio-economico e allo sviluppo dei territorio e alla promozione di attività sportive e culturali e sociali” istituito con la Finanziaria 2010, cioè la legge mancia di un anno fa. Non si sa ancora, però, per quali decine di interventi verranno utilizzati questi soldi: ci penserà un decreto del Tesoro che recepirà la lista della spesa votata dalle commissioni Bilancio (storicamente si tratta di un voto bipartisan). Dura la notazione della senatrice ligure del Pd Roberta Pinotti, che peraltro in molti indicano come prossima candidata a sindaco di Genova: “Finora nel ddl stabilità non c’è un euro per i danni dell’alluvione a Genova e in Liguria: a fronte di questa grave inadempienza appare ancora più incredibile lo scandaloso rifinanziamento della legge mancia”.
È SICURAMENTE vero, però bisogna pure ricordarsi che nel 2012 o nel 2013 si vota e non ci si presenta a casa degli amici a chiedere un favore senza portare almeno un regalino: tre milioni, per dire, nel ddl stabilità li ha rimediati pure Radio Radicale, le basteranno per finanziarsi fino a marzo, in attesa del nuovo governo.
da Il Fatto Quotidiano dell’11 novembre 2011

mercoledì 23 maggio 2012

Quante tasse si pagano in Italia

Quante tasse si pagano in Italia

 IL 70% ammazza..........
 “Si avvicina il momento della dichiarazione dei redditi. Nicolò sente incombere su di sé il peso minaccioso di quel Codice Fiscale che lo Stato, per una volta fin troppo solerte, ha pensato bene di spedirgli a casa lo scorso maggio, quando aveva appena un mese di vita. Per scacciare la paura, ma purtroppo con esiti finali niente affatto tranquillizzanti, Nicolò ha pensato bene di mettersi a far di conto, per cercare di comprendere meglio quante tasse lo Stato pretenderà da lui. Ovviamente sono i conti di un infante, fatti a matita sul retro di un bavaglino. Ma l’ordine di grandezza dovrebbe essere quello giusto.
Animato dalla insaziabile sete di conoscenza dei bambini, Nicolò ha deciso che vorrebbe investire, come ora si dice, sul proprio capitale umano. Non gli sembra irragionevole dunque immaginare che ci sarà qualcuno disposto a spendere 50 euro l’ora per assicurarsi i suoi servigi. Immaginando di lavorare per 7 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana, per 48 settimane all’anno, otterrebbe così un “guadagno” abbastanza considerevole: 84.000 euro all’anno, cioè 7.000 euro al mese.
Ma anche un infante sa – e comunque il codice fiscale è lì a ricordaglielo – che questo è un guadagno del tutto teorico. Anzitutto questo ipotetico datore di lavoro dovrà pagare circa 3.300 euro di IRAP; poi, fra il datore di lavoro e Nicolò, dovranno versare all’INPS 27.700 euro. In più ci saranno da accantonare circa 3.700 euro per il trattamento di fine rapporto; hanno spiegato a Nicolò che si tratta di un risparmio forzoso, e che quei soldi sono suoi; ma Nicolò sa che, se resterà a lavorare per questo ipotetico e generoso datore di lavoro, vedrà questi soldi più o meno nell’anno 2081. Un orizzonte temporale troppo ampio anche per chi, come lui, si considera di ampie vedute. Per non saper né leggere e né scrivere (e mai modo di dire fu più calzante) ha deciso di considerare il prelievo TFR alla stessa stregua del prelievo INPS.
Così, partendo dalla bella cifra di 84.000 euro annui, siamo già pericolosamente scesi sotto la soglia dei 50.000.
Qui arrivano l’imposta sul reddito e le addizionali locali; a questo livello di reddito, Nicolò “avrebbe la fortuna” di non incappare nell’aliquota marginale massima del 43%; ma dovrebbe tuttavia pagare 15.000 euro di IRPEF e, poiché vive in un luogo nel quale le aliquote locali sono ai livelli massimi, circa 1.300 euro di addizionali. In pratica, in busta paga gli arriverebbero ogni anno 33.00 euro.
Ma lo Stato non sarebbe ancora sazio. Anche un bambino sa che quando si compra qualunque cosa si paga l’IVA, quando si fa benzina si fa un pieno di tasse, eccetera. Pare che l’aliquota media sul consumo sia pari ormai al 18%. Sono altri 6.000 euro che usciranno dalle tasche – a questo punto non proprio piene – di Nicolò per finire nella fornace della spesa pubblica.
In più ci sono le tasse sul patrimonio (per le quali, come diceva Luigi Einaudi, il patrimonio è il parametro di calcolo, ma che, ovviamente, vengono sempre pagate prelevando il dovuto dal reddito); a dir poco, se Nicolò avrà ricevuto dai suoi genitori in eredità una piccola abitazione ed avrà un conto corrente con qualche risparmio, almeno 1.500 euro.
Ed eccoci al calcolo finale. E qui Nicolò ha fatto un salto sul suo seggiolone: gli 84.000 euro annui di partenza si sono ridotti a 25.500; il confortevole stipendio di 7.000 euro mensili si è ridimensionato a 2.130; una gratificante paga oraria di 50 euro si è ridotta a poco più di 15.
Per dirla in modo più colto, la pressione fiscale complessiva su Nicolò, a questo punto è il caso di dire sul povero Nicolò, è pari al 70%.
Una enormità. Tanto da far riconsiderare a Nicolò i propri programmi. Non è più così certo che gli convenga investire sul proprio capitale umano. Ovvero, se proprio lo farà, andrà a impiegarlo altrove, in posti ove lo Stato sia meno esoso.
Non c’è poi da stupirsi se l’Italia da decenni esporta lavoro qualificato ed importa lavoro dequalificato. Né se la produttività complessiva del lavoro ristagna, e con essa la crescita dell’economia nazionale.
Ma, comincia a chiedersi Nicolò, chi decide questi livelli della pressione fiscale non ha un bavaglino sul retro del quale fare quattro conti? Ed è poi così difficile comprendere le conseguenze deleterie di questo livello della pressione fiscale? Quando sarà più grande tenterà di darsi una risposta. Ma che risposta si danno quelli che sono già più grandi?”
Luca Giusti

martedì 3 aprile 2012

Spese folli per la cancelleria

La linea di rigore ed equità sbandierata ai quattro venti dal presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti da novembre a questa parte non fa testo alla classe politica italiana. I tanti sacrifici imposti dall’attuale Governo tecnico ai cittadini italiani continuano a pesare ancora oggi con il vertiginoso aumento di bollette, carburante, imposte e tasse. Eppure i nostri parlamentari continuano a spendere in lungo e largo il denaro pubblico per spese inutili e incomprensibili. La Camera dei Deputati sperpera un milione di euro all’anno solo per spese di cancelleria: colla, francobolli, fogli di carta e materiale di ufficio. Si spendono 7 milioni e mezzo di euro all’anno per la stampa di atti parlamentari, ordini del giorno, emendamenti e interrogazioni. Nell’era digitale attuale tutto ciò è reperibile dall’autostrada della comunicazione, Internet.
Il deputato del Popolo della Libertà, Gregorio Fontana, ha denunciato altri sprechi e costi della politica che possono essere benissimo tagliati in un periodo in cui si chiede al popolo italiano di stringere al massimo la cinghia per via della drammatica crisi economico-finanziaria. Dal 1988 i deputati ricevono ogni mese dal commesso: duemila fogli di carta intestata, sei gomme ogni tre mesi, tre da biro, tre da matita. Ogni novanta giorni ricevono 10 dvd e 20 cd. Ma cosa se ne fanno i deputati di tutto questo materiale? E di un chilo e mezzo di colla all’anno?
Un’altra spesa davvero assurda e vergognosa riguarda quella per i francobolli. Oggi come oggi non si ha quasi più bisogno dei francobolli poiché si può inviare tutto per pc tramite la PEC (posta elettronica certificata). Per quest’altra spesa inutile, la Camera sperpera 600mila euro all’anno. A ciò si aggiungono altri costi. Montecitorio spenderà 370mila euro per conferenze, manifestazioni e mostre, e oltre 150mila euro per le opere d’arte nel 2012. Noi cittadini dobbiamo aggiornarci su tutto per rispettare le leggi e dobbiamo pagare di tasca nostra anche i loro sbagli e le manovre lacrime e sangue. E loro i politici? Sono sempre i privilegiati!

Fonte : Politica 24