LEGGE MANCIA
11 novembre 2011
Passano gli anni, le crisi si sommano alle crisi, ma lei è sempre lì:
l’eterna
legge mancia, spuntata ieri persino nel disegno di
legge Stabilità con cui
Silvio Berlusconi saluta Palazzo Chigi, 150 milioni che i parlamentari potranno spendere sul territorio come gli detta l’uzzolo del momento.
SPIEGARE
davvero cos’è, al di là dell’espressione giornalistica, è più
complesso: è
spesa pubblica improduttiva, soprattutto, e
contemporaneamente la plastica rappresentazione della subalternità del
Parlamento all’esecutivo. Nella Prima Repubblica, per dire, la legge
mancia non c’era: deputati e lobbisti s’arrangiavano da sé, senza
chiedere il permesso a nessun ministro, spendendo e spandendo dopo un
paio di mesi di estenuanti trattative, blandizie e ricatti, spesso
notturni, nei corridoi fumosi del Parlamento. Conoscevano l’arte, loro,
di strizzare la Finanziaria fino a farne zampillare fuori soldi per una
miriade di favori di collegio, privati o di cricca. Il nuovo millennio,
come si sa, è un tempo più ingrato e triste e pure piazzare
l’emendamento giusto al momento giusto dentro la legge di bilancio è
diventato troppo difficile. Per evitare malumori, però,
Giulio Tremonti
– eterno pure lui – nel 2003 fece un patto coi suoi affamati
parlamentari: voi votate la manovra com’è e io vi lascio qualche
centinaio di milioni per farvi gli affari vostri o, volendo, dei vostri
elettori. La legge mancia, appunto. Anche il governo di
Romano Prodi se ne concesse una al debutto, anche se poi la abolì con la
Finanziaria 2008.
Ma la legge mancia è rimasta morta solo per un annetto: nel 2009 Silvio
Berlusconi e il “rigorista” Tremonti già l’avevano fatta risorgere. Ci
si fa di tutto: ponti, strade, chiese, teatri, finanziamenti per società
sportive, progetti culturali e scuole. Ne sa qualcosa la signora
Manuela Marrone in Bossi, che s’è vista arrivare 800 mila euro per la sua “Bosina”, una scuola privata.
LA LEGGE MANCIA è
l’unica funzione davvero imprescindibile di un Parlamento svuotato
dalla sua funzione di legislatore dai mille decreti con mille fiducie
del governo. Quest’anno, per dire, ce n’era già stata una piccola
piccola a marzo, quando era stata distribuita la miseria di due milioni e
seicentomila euro (parrocchie, conventi, monasteri e associazioni
cattoliche l’avevano fatta da padroni). Adesso però – tra spread,
crescita zero, commissariamento internazionale, rischio default – si
pensava che non ci sarebbe stato spazio per lasciare pure gli spiccioli
ai parlamentari. Grosso errore: ieri alle 18 in punto il relatore del
ddl Stabilità in Senato,
Massimo Garavaglia, leghista,
ha depositato in commissione il suo bell’emendamento. Questo il
contenuto: si rifinanzia per 100 milioni nel 2012 e 50 nel 2013 il fondo
per “interventi urgenti finalizzati al riequilibrio socio-economico e
allo sviluppo dei territorio e alla promozione di attività sportive e
culturali e sociali” istituito con la Finanziaria 2010, cioè la legge
mancia di un anno fa. Non si sa ancora, però, per quali decine di
interventi verranno utilizzati questi soldi: ci penserà un decreto del
Tesoro che recepirà la lista della spesa votata dalle commissioni
Bilancio (storicamente si tratta di un voto bipartisan). Dura la
notazione della senatrice ligure del Pd
Roberta Pinotti,
che peraltro in molti indicano come prossima candidata a sindaco di
Genova: “Finora nel ddl stabilità non c’è un euro per i danni
dell’alluvione a Genova e in Liguria: a fronte di questa grave
inadempienza appare ancora più incredibile lo scandaloso rifinanziamento
della legge mancia”.
È SICURAMENTE vero, però bisogna pure
ricordarsi che nel 2012 o nel 2013 si vota e non ci si presenta a casa
degli amici a chiedere un favore senza portare almeno un regalino: tre
milioni, per dire, nel ddl stabilità li ha rimediati pure
Radio Radicale, le basteranno per finanziarsi fino a marzo, in attesa del nuovo governo.
da
Il Fatto Quotidiano dell’11 novembre 2011